Museo di Palazzo Mocenigo
- Santa Croce 1992 - Venezia
Il Museo Civico di Palazzo Mocenigo è ospitato nell'omonimo palazzo
che si trova all'interno del Sestiere di Santa Croce in Salizada San Stae,
a duecento metri circa dal Canal Grande. Ospita la sede del Centro Studi
di Storia del Tessuto e del Costume e il Museo di Storia del Tessuto e
del Costume di Venezia.
Il Museo fa parte del circuito dei Musei Civici Veneziani e organizza
mostre d'arte durante l'anno.
Il Museo fa parte del complesso dei Musei Civici di Venezia che comprende la Casa Goldoni, il Museo Ca' Pesaro, il Museo Ca' Rezzonico, il Museo Correr, il Museo del Costume di Palazzo Mocenigo, il Museo del Merletto di Burano, il Museo del Vetro di Murano, il Museo di Palazzo Ducale, il Museo di Palazzo Fortuny, il Museo di Storia Naturale, la Torre dell'Orologio o dei Mori.
Museo di Storia del Tessuto e del Costume
Il percorso di Palazzo Mocenigo offre al visitatore un museo nel museo:
a fianco della collezione di costumi d'epoca esposta nelle sale con l'utilizzo
di manichini vi è infatti quella più classica che comprende
i dipinti settecenteschi alle pareti, l'arredo d'epoca delle sale e gli
affreschi settecenteschi di gusto neoclassico.
Il Museo, rispetto all'apertura del 1985, è stato completamente
riconcepito secondo un percorso e una scenografia curata dall'architetto
e regista Pier Luigi Pizzi nel 2013. Riallestito con l'aggiunta di numerose
sale, Palazzo Mocenigo ha accolto opere che stavano in giacenza in altri
musei del circuito cittadino veneziano ingrandendo così la sua
collezione.
Di recente è stata aggiunta anche una sezione dedicata al profumo,
alla sua preparazione e al suo utilizzo a Venezia in epoca storica. Un
arte in cui i veneziani del Settecento eccellevano al pari del confezionamento
degli abiti di lusso usati in tutte le corti d'Europa.
Portego
Su pareti decorate da Agostino Mengozzi Colonna nel 1787 si trovano i ritratti dei sette dogi, dei personaggi storici della Famiglia Mocenigo e di quattro re presso i quali furono ambasciatori.
Sala 1
Anche qui si vedono dipinti che ritraggono membri del ramo della famiglia Mocenigo che abitò il palazzo: due rappresentano Piero Mocenigo (1632 – 1678) che fu ambasciatore a Londra e a Roma, opera di Antonio Joli (1700–1777); il doge Alvise IV con la moglie Pisana Corner sono ritratti a pastello da Francesco Pavona (1695–1777).
Sala 2
La sala presenta un affresco al soffitto con le allegorie della Fama, Gloria e Imeneo, realizzato per il matrimonio tra il nipote del doge Alvise IV con Laura Corner, dipinti alle pareti un tempo nelle collezioni del Museo Correr, mobili settecenteschi che facevano parte dell'arredo del Palazzo, vetri di Murano e tessuti in seta, porcellane cinesi un tempo nel Tesoro della Scuola Grande di San Rocco.
Sala 3
Anche qui l'arredo settecentesco è quello originale del Palazzo e alle pareti
sono esposti dipinti un tempo al Correr e a Ca' Rezzonico. I vetri soffiati, sempre settecenteschi, sono di Murano mentre bottiglie e bicchieri sono decorati in oro. Al soffitto un altro affresco allegorico sul valore militare che garantisce la stabilità della Serenissima.
Sala 4
Sul pavimento si vede stemma Mocenigo e al soffitto un altro affresco nuziale con Imeneo che scende dal cielo, l'Amore, la Poesia e la fertilità della Primavera.
L'arredo ottocentesco appartiene al palazzo e i vetri settecenteschi sono di Murano.
Sala 5
Si vede in questa sala il bel dipinto che mostra il sacrificio, durante una battaglia tra corsari e veneziani, di Zaccaria Mocenigo (1634–1665) nei pressi dell'isola di Sapienza in Grecia; accerchiato preferì far esplodere la sua nave piuttosto che arrendersi al nemico. Al soffitto un affresco a coppie allegoriche sull'apoteosi dei Mocenigo. Il lampadario è quello originale della sala, ed è in vetro soffiato con decorazione floreale policroma; un pezzo del Settecento firmato da Giuseppe Briati (1686–1772).
Sala 6
I dipinti provengono dal Museo Correr mentre gli abiti risalgono al settecento; si vedono delle gonne con i famosi pannier, intelaiature poste ai fianchi con cerchi crescenti, e stretti corpetti con ampie scollature.
Sala 7
Le pareti alloggiano dipinti che narrano la storia della Famiglia Mocenigo mentre al centro la tavola è apparecchiata con tessuti quattro e cinquecenteschi con sopra piatti, coppe e alzate in vetro di Murano del Settecento così come i candelieri e la specchiera.
Sala 8
Alle pareti sono esposti ritratti di patrizi un tempo appartenenti a Palazzo Mocenigo e alle collezioni del Museo Correr.
Sono presenti abiti maschili risalenti al Settecento, eleganti e ricamati con pizzi. La toga era l'abito del patrizio: nera con maniche rosse per i Savi (16 ministri della Serenissima), gli Avogadori e i membri della Quarantia (il Tribunale Supremo della Repubblica), rossa per i Senatori e i Consiglieri ducali.
I vetri sono seicenteschi e vengono dal Museo del Vetro di Murano mentre i mobili sono l'arredo originale del palazzo.
Sala 9
I dipinti della sala da un lato evocano gesta e ambienti marinari, dall’altro continuano la serie dei ritratti celebri. Un ottocentesco ritratto di uno dei dogi Mocenigo è attorniato a sinistra da un meditabondo Gregorio XII – appartenente alla nobile famiglia veneziana dei Correr – e a destra da un ritratto del nobile letterato Marcantonio Michiel. Sul tavolo, cinquecenteschi velluti cesellati sopra rizzo (in comodato dalla Fondazione di Venezia) e vetri coevi soffiati a stampo o lavorati a mano libera. I mobili (XVIII secolo) sono di Palazzo Mocenigo.
Sala 10
Sono visibili dipinti di Antonio Stom (1688–1734) rappresentanti la visita a Venezia della principessa Violante Beatrice di Baviera (1673/1731). I mobili risalgono al Sette e Ottocento: il tavolo presenta preziosi tessuti antichi, un piatto in filigrana (XVI sec.) e tre secchielli fumè, alzate e candelieri (XVIII sec.), un calice in calcedonio (XIX sec.), una coppa del Novecento.
Un carboncino presente sullo scrittorio ritrae Costanza, moglie dell'ultimo erede Mocenigo del secolo scorso.
Sala 11
Sono esposti circa cinquanta gilet, un capo che si diffuse a Venezia alla fine del Seicento; era in seta davanti e in lino o cotone dietro, con maniche e lungo fino al ginocchio; poi però si ridusse fino alla vita, dove si apriva in due punte, e perse le maniche.
Sala 12
Si tiene qui una parte dell'archivio gentilizio Mocenigo che copre i secoli dal XI al XX secolo e raccoglie documenti apartenuti a differenti famiglie patrizie. Qui se ne vedono 205 faldoni.
Sala 13
Inizia in questa sala il percorso dedicato al profumo, con un video che ne spiega l'importanza nella società patrizia. I dipinti alle pareti sono appartenenti alle collezioni del Museo Correr e del Museo di Ca' Rezzonico: vi si vede Ritratto di Angelo Correr (sec. XVIII) e Autoritratto di Lorenzo Baldissera Tiepolo (Venezia, 1736 – Madrid, 1776), figlio di Giambattista Tiepolo e fratello di Giandomenico Tiepolo.
Sala 14
La sala presenta gli strumenti da lavoro del profumiere e le sue ricette custodite gelosamente secrete per la preparazione anche di olii, polveri e saponi usati per profumarsi ma anche per profumare gli abiti da indossare e le nobili dimore patrizie. Vi sono telai per l'enfleurage, una tecnica che estrae a freddo o a caldo olii dai fiori, , un distillatore francese in rame e ferro (Collezione Craesens di Milano), un mortaio in bronzo del 1921 (Collezione Storp di Monaco).
Alla parete sono illustrate le vie percorse dai mercanti veneziani per comprare gli ingredienti vegetali e animali dei profumi, quali la cannella o lo zibetto.
Un erbario di Pietro Andrea Mattioli risalente al Cinquecento illustra la tecnica della distillazione.
Sala 15
Procede l'esplorazione di tecniche di produzione e materie prime con i tomi risalenti al Cinquecento dedicati al profumo. Tra le materie prime che si usavano figurava anche l'ambra grigia che, una ecrezione biliare dell'intestino del capodoglio, prodotto di caccia o raccolto sulle coste indiane dopo un'espulsione naturale dall'animale.
Sala 16
La Collezione Storp, appartenente alla omonima famiglia che fondò nel 1911 a Monaco di Baviera la Drom fragrances, è qui presente con alcuni esemplari di flaconi e contenitori per profumi: si vedono flaconi in bronzo dorato e porcellana e vetro soffiato risalenti al periodo compreso tra il XVII e il XX secolo.
Sala 17
Si vedono ancora contenitori per i profumi, posti su un tavolo, riempiti con le essenze che formano le sette principali famiglie olfattive. Al centro del tavolo un Piccolo trionfo in vetro soffiato (XVIII sec.).
Sale 18 e 19
Si vede un Organo del profumiere (XIX sec., Collezione Vidal), mobilio usato per la fabbricazione di prumi con gli oltre duecento olii essenziali posti in flaconcini. Nell'altra sala vi sono arredi settecenteschi, un ritratto femminile proveniente dal Museo Correr e due opere di soggetto religioso appartenenti a Palazzo Mocenigo.
Architettura di Palazzo Mocenigo
Palazzo Mocenigo nella sua veste architettonica attuale risale al Cinquecento
con interventi seicenteschi. Si compone di cinque livelli composti dal piano terra, un mezzanino, due piani nobili e un sottotetto.
Ha due eleganti facciate che si elevano una su Salizada San Stae e l'altra
sul canale retrostante omonimo.
La struttura interna dell'edificio, composta
di piani nobili e ammezzati, si traduce esternamente nell'uso delle finestre serliane: trifore con apertura centrale ad arco e laterali più
basse a trabeazione per rispettare il livello dei piani interni. Questo
tipo d'apertura era molto in uso nel Seicento a Venezia e conferisce slancio
ed eleganza alle facciate degli edifici che la adottarono.
Internamente Palazzo Mocenigo conserva affreschi e arredi rococò
e neoclassici come quelli realizzati nel 1787 in occasione delle nozze
del nipote di Alvise IV con Laura Corner: l'Apoteosi della famiglia Mocenigo e l'Allegoria Nuziale opera di Jacopo Guarana; l'Allegoria della famiglia di Giambattista Canal, l'Allegoria opera di Giovanni Scajaro.
Storia del Museo Mocenigo
Il Palazzo esisteva già nel Cinquecento ma con dimensioni ridotte
rispetto all'attuale; fu in seguito all'acquisto di terreni adiacenti
che fu deciso l'ampliamento e una nuova progettazione degli spazi anche
se i dati storici non ci consegnano la firma, l'architetto di Palazzo
Mocenigo.
Nel 1945 Alvise Nicolò Mocenigo lo lascia in eredità al
Comune di Venezia il quale lo utilizza come galleria d'arte prima e, dal
1985, come sede del Museo della Storia del Tessuto e del Costume.
Dopo essere stato chiuso per lavori di restauro e riallestimento delle
sale nel 2011, il Museo ha riaperto nel 2013 presentandosi al pubblico
con una veste ampliata e rinnovata; lo scenografo Pier Luigi Pizzi ha
curato il nuovo percorso e l'allestimento delle sale le quali sono raddoppiate
in numero rispetto all'apertura storica del 1985. In questo modo sono
state accolte numerose opere provenienti da altri musei della città.
La Famiglia Mocenigo
Il Palazzo Mocenigo di San Stae (Sant'Eustachio) fu la dimora patrizia di un ramo della famiglia Mocenigo, giunta in laguna attorno all'anno Mille, forse da Milano, e quindi facente parte delle Casate Nuove che non fondarono la Serenissima. Nei secoli successivi si formarono 14 rami della famiglia che diedero a Venezia 7 dogi e centinaia di protagonisti della vita veneziana tra procuratori, capitani, ambasciatori e letterati. Il ramo di San Stae era quello di Nicolò Mocenigo, fratello del Doge Alvise I (1570-77), il vincitore della Battaglia di Lepanto (1571).
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Mocenigo
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