Museo
di Ca' Pesaro - Santa Croce 2076 - Venezia
Il Museo Civico Ca' Pesaro si trova all'interno del Sestiere di Santa Croce affacciato sulla sponda destra del Canal Grande non distante dalle fermate di San Stae e Riva de Biasio.
Ospita un'importante collezione d'arte risalente all'Ottocento e al
Novecento e un'importante collezione d'arte
orientale.
Il Museo fa parte del complesso dei Musei Civici di Venezia che comprende la Casa Goldoni, il Museo Ca' Pesaro, il Museo Ca' Rezzonico, il Museo Correr, il Museo del Costume di Palazzo Mocenigo, il Museo del Merletto di Burano, il Museo del Vetro di Murano, il Museo di Palazzo Ducale, il Museo di Palazzo Fortuny, il Museo di Storia Naturale, la Torre dell'Orologio o dei Mori.
Museo Civico Ca' Pesaro
In tre piani si sviluppa una delle collezioni d'arte più importanti
della città: al primo piano la parte più importante e cospicua
con l'esposizione di opere pittoriche e scultoriche dell'Ottocento e del
Novecento sia italiano sia europeo; al secondo piano lo spazio è
dedicato alle mostre temporanee in calendario durante l'anno e al
terzo piano infine, è alloggiata un'importantissima collezione d'arte
orientale (giapponese, cinese, indonesiana) dovuta ad Enrico di Borbone e alla sua passione per i viaggi. La collezione giapponese brilla in particolar
modo per la presenza di lame.
Tra le opere esposte a Ca' Pesaro vi sono presenti alcuni capolavori del
Novecento; sono presenti tele di Khnopff, Von Stuck, Klimt, Kandinskij,
Nolde, Bonnard, Rodin, Arp, Ernst, Moore, Boccioni, Valeri, Casorati,
Martini, Rossi, Moggioli, Cadorin, Cagnaccio di San Pietro, Donghi, Carrà,
Sironi, de Pisis, de Chirico, Guidi, Campigli, Morandi, Licini, Rosai.
Percorso espositivo del Museo Ca' Pesaro
Sala 1. Colloqui. Rodin, Medardo, Wildt
Il visitatore è accolto al primo piano di Ca' Pesaro dalla sala 1 intitolata Colloqui. Rodin, Medardo, Wildt; qui è esposta al centro l'opera in gesso I Borghesi di Calais di Auguste Rodin. L'opera fu eseguita dallo scultore su commissione del Municipio di Calais con la volontà di commemorare un episodio della Guerra dei Cent'Anni (1337-1453) combattuta tra Francia e Inghilterra: cedendo all'assedio di Edoardo III Calais s'arrese e 6 borghesi s'offrirono in catene in cambio della vita dei cittadini.
L'opera fu esposta alla IV Biennale di Venezia nel 1901 insieme ad altre opere del maestro 61enne e l'effetto fu deflagrante per la scultura italiana; gli italiani Medardo Rosso, Arturo Martini, Libero Andreotti, Leonardo Bistolfi, Giovanni Prini, Giuseppe Graziosi, Carlo Fontana furono tutti influenzati dall'opera di Rodin. E Wildt era già passato nell'orbita estetica di Rodin qualche anno prima.
Sala 2. Le Opere e i Giorni
La sala ospita alle pareti un'opera di Giovanni Fattori, uno dei maggiori pittori italiani dell'Ottocento esponente dei Macchiaioli e fervido sostenitore dell'impegno sociale dell'arte; il dipinto s'intitola Lo scoppio del cassone (1880) e dialoga con la tele La Processione di S. Giovanni in Bretagna (1899-1900) di Charles Cottet e Le Vacche all'abbeveratoio (1905) di Giuseppe Ciardi. Completa la sala al centro un'infilata di 6 sculture di Medardo Rosso.
Sala 3. La Gaia Apocalisse
La sala ospita al centro una statua in bronzo Bagnante di Max Klinger, Le Principesse e i guerrieri (1914) di Vittorio Zecchin; di Klimt la Giuditta II.
Sala 4. I Ribelli di Ca' Pesaro
La sala è un omaggio al mecenatismo culturale della duchessa Felicita Bevilacqua, sposa del Generale La Masa, che lasciò il palazzo in eredità al Comune di Venezia (1899) per essere destinato a divenire
galleria d'arte moderna per i giovani artisti della città. Fino al 1925 il palazzo ospitò gli atelier e le tele di alcuni
tra i maggiori rappresentanti dell'arte veneta del tempo che erano alternativa al
circuito dominante delle travolgenti Biennali di inizio Novecento. Il gruppo passò alla storia con l'appellativo di Ribelli di Ca'
Pesaro.
Questa sala espone tra altre tele due Ritratto di sorella (1904, 1912)) di Umberto Boccioni, una grande tela intitolata Le Signorine di Felice Casorati (1912) e una maestosa scultura in terracotta policroma di Arturo Martini, La Prostituta (1913).
Sala 5. Colloqui Rodin, Bourdelle, Wildt
Qui una grande statua in gesso patinato,
Il Pensatore di Rodin (1880) entrato nella collezione di Ca' Pesaro attraverso una donazione degli eredi Rodin nel 1990, dialoga con opere di Adolfo Wildt come L'Uomo che tace (1899), Parlatori (1905), Vir temporis Acti (1911), Ritratto di Franz Rose (1913), Un Rosario (1915). Alla parete trova alloggio un March Chagall un Rabbino n.2 risalente al suo riavvicinamento alla religione ebraica durante il suo lungo soggiorno "forzato" a Vitebsk (1914-22).
Sala 6. La Collezione Chiara e Francesco Carraro. Uno sguardo sul Novecento
In sala in cui trovano posto un salotto di Eugenio Quarti con pezzi di arredo firmati Carlo Bugatti, sono poste in mostra sculture di Wildt come Maria dà luce ai pargoli cristiani e alle pareti trovano spazio tele di Antonio Donghi come Le Villeggianti (1933) e Gli amanti alla stazione (1933) e La Natura di Pericle di Giorgio De Chirico.
Sala 7. Uno
sguardo sul Novecento
Prosegue l'esposizione della Collezione Chiara e Francesco Carraro con i vasi di Carlo Scarpa e Tommaso Buzzi alloggiano dent. Sculture di Arturo Martini, Il Bevitore e La Pisana, sono al centro della sala in cui alle pareti vi sono due Nature Morte di Giorgio Morandi (1943) e il maestoso Polittico Garagnani (1957) di Gino Severini.
Sala 8. Risonanze metafisiche
Di Giorgio De Chirico La Notte di Pericle (1926); e due tele intitolate Natura Morta (1943, 1957) di Morandi. Opere di Mario Sironi.
Sala 9. Dal Moderno all'eterno
Opere di Felice Casorati, Scodelle (1952), e Mario Sironi, Figura con scodella (1928). In sala anche tele di Antonio Donghi (1931) tra le quali Donna al Caffè (1931) e un busto più tardo di Adolfo Wildt che ritrae Margherita Sarfatti (1929).
Sala 10. Realismo degli Anni '20
Tele di
Carlo Carrà, con il toccante Marina a Moneglia (1921) e Mattino sul Mare (1928), e Ottone Rosai, con I giocatori di toppa (1920), si confrontano alle due pareti della sala dedicata al Realismo degli anni '20 del Novecento.
In questa sala anche tele di Mario Sironi come Paesaggio Urbano del 1924.
Sala 11. Primitivi di una nuova sensibilità
Sala 12. Non sono rimaste che macerie e paure
In una piccola sala di Scipione, La Cortigiana romana (1930).
Sala 13. E gli occhi vedranno altre cose, forse nasceranno altri pensieri
La sala raccoglie opere di
Mario Sironi, Composizione per parete (1939), e un piccolo bronzo, un Cardinale di Giacomo Manzù del 1952.
Sala
14. Opere dalla Collezione Ileana Sonnabend
La Sala ospita una parte della Collezione Ileana Sonnabend, la gallerista e mercante d'arte rumena naturalizzata statunitense che insieme a Leo Castelli ha partecipato alla scoperta di alcuni dei maggiori talenti dell'arte del Secondo Novecento.
Al centro della sala un'opera in porcellana di Jeff Koons Wild Boy and Puppy (1988), alle pareti Direzione (1967-8) di Giovanni Anselmo e Macchine da Infinity of Typewriters + infinity of Monkeys + Infinity of Time = Hamlet di Arman (1962).
Capolavori delle Collezioni del Museo Ca' Pesaro
Pittura
- Novembre di Telemaco Signorini (1870)
- La Famiglia Guidini di Giacomo Favretto (1873)
- L'Esplosione di Giovanni Fattori (1880)
- Cucendo la vela di Joaqu�n Sorolla (1896)
- Fine di un giorno d'estate: Egloga di Mario de Maria (1899-1909)
- Il Natale di quelli lasciati indietro di Angelo Morbelli (1903)
- La Nascita di Venere di Ettore Tito (1903)
- Medusa di Franz von Stuck (1908)
- Giuditta II di Gustav Klimt (1909)
- Piante in fiore di Emil Nolde (1909)
-
Ritratto della sorella che legge di Umberto Boccioni (1909)
- Le Signorine di Felice Casorati (1912)
- Maternità di Gino Rossi (1913)
- Il Rabbino di Chagall (1914-22)
- Zig Zag bianchi di Kandinskij (1922)
- Paesaggio Urbano di Mario Sironi (1924)
- La Corsa di Aleksandr Deyneka (1930)
- Donna al Caffè di Antonio Donghi (1931)
- Nudo allo specchio di Pierre Bonnard (1931)
- Bagni Misteriosi di Giorgio De Chirico (1935)
- Costruire e distruggere di Yves Tanguy (1940)
- Grande Paesaggio di Filippo De Pisis (1948)
- Natura morta di Giorgio Morandi (1948)
- Giallo velenoso il 5 dicembre di Ben Nicholson (1949)
- Il Meteorologo di Max Ernst (1950)
- Senza Titolo di Joan Mir� (1950)
- Europa 1951 di Emilio Vedova (1951)
- Gong rossi, gialli e blu di Alexander Calder (1951)
- Muro e Alghe di Giuseppe Santomaso (1954)
- Campagna d'autunno di Ennio Morlotti (1956)
- Precipizio di Mark Tobey (1957)
- Tremore III di Eduardo Chillida (1957)
- Vento e Sole di Zoran Mu�ic
(1958)
Scultura
- Il Pensatore di Auguste Rodin (1880)
- I Borghesi di Calais di Auguste Rodin (1889)
- Yvette Guilbert di Medardo Rosso (1895)
- Donna Velata di Medardo Rosso (1895)
- Madame X di Medardo Rosso (1896)
- Uomo con borsa di pelle di George Minne (1897)
- Uomo che tace di Adolfo Wildt (1899)
- Ecce Puer di Medardo Rosso (1906)
- Carattere fiero, anima gentile di Adolfo Wildt
(1912)
- Un Rosario (1915)
- Alou con tacchi di Hans Arp (1942)
Architettura di Ca' Pesaro
Palazzo Pesaro fu costruito, su progetto dell'architetto Baldassarre Longhena (1659) e completato alla sua morte da Gian Antonio Gaspari (1710), per volere della potente famiglia patrizia dei Pesaro, appartenente alle Casate Nove entrate nel Maggior Consiglio prima della Serrata (1297), proprio mentre Doge della Serenissima era Giovanni Pesaro eletto l'8 aprile 1658.
La facciata sul Canal Grande si presenta divisa in 3 livelli; il livello terreno presenta decorazione a bugnato a punte di diamante in cui si aprono due grandi porte con arco a tutto sesto e mascherone in chiave poste di fronte all'elegante scalinata curvilinea che esce dall'acqua. Tra le due porte si apre una nicchia minore con arco a tutto sesto mentre lateralmente vi sono due file di finestre rettangolari separati da cornice in pietra. 14 protomi leonine marcano il bordo inferiore della facciata.
I livelli soprastanti presentano ognuno 7 aperture, con arco a tutto sesto poggiante su colonnine binate, separate in facciata da colonne sporgenti poste su basamento che diventano binate in corrispondenza dei muri portanti dell'edificio. Ogni livello presenta balaustra e fila di sette mascheroni sul fregio in sommità ma il terzo livello, opera di Gaspari si arricchisce di sculture nelle vele delle finestre e tra le colonne binate poste in facciata e di decorazioni aggettanti in trabeazione.
L'architettura crea così un forte effetto chiaroscurale che fa di Ca' Pesaro uno dei capolavori del barocco veneziano.
Monumentale è anche la facciata lungo Rio di S. Maria di Mater Domini che presenta un interessante profilo curvilineo.
L'entrata odierna del museo è attraverso la bella corte con vera da pozzo monumentale dove si apre un portale separato da colonne bugnate che al primo livello diventano quadrangolari con capitello ionico che separano finestre architravate.
Internamente si trova un lungo e vasto androne che termina nelle due porte d'acqua con soffitto con travi in legno e pavimento in Marmo di Verona e Pietra d'Istria che formano motivi ornamentali geometrici.
Le pareti presentano decorazione a bugnato come in facciata solo in corrispondenza delle porte e delle finestre che vi si aprono, ai cui lati sorgono mensole recanti busti scultorei.
Storia di Ca' Pesaro
Palazzo Pesaro fu progettato dall'architetto Baldassarre Longhena in stile
barocco e completato alla sua morte da Gian Antonio Gaspari (1710). Il
risultato è uno dei migliori esempi di Barocco della città
e uno dei più suggestivi palazzi che si affacciano sulle sponde
del Canal Grande.
Passato dai Pesaro ai Gradenigo e quindi ai Padri armeni Mechitaristi
i quali lo destinarono a collegio educativo, Ca' Pesaro fu infine acquistato
dalla duchessa Felicita Bevilacqua, sposa del Generale La Masa, e lasciato
in eredità al Comune di Venezia per essere destinato a divenire
galleria d'arte moderna per i giovani artisti della città. Fu così
che nei primi anni del '900 il palazzo ospitò le tele di alcuni
tra i maggiori rappresentanti dell'arte veneta del tempo alternativa al
circuito "ufficiale" promosso dalla Biennale come Arturo Martini,
Felice Casorati, Guido Marussig, Gino Rossi, Tullio Garbari, Pio Semeghini,
Umberto Moggioli, un gruppo passato alla storia come i Ribelli di Ca'
Pesaro.
Nel 1902 il Comune di Venezia sceglie Ca’ Pesaro quale sede permanente
della Galleria Internazionale d’Arte Moderna, per esporre una collezione
che negli anni si arricchisce di acquisti (provenienti dalle Biennali
d'Arte di inizio secolo) e donazioni (d'importanti collezionisti privati:
nel 1897 del principe Alberto Giovanelli, quindi del barone Edoardo Franchetti che porta la sua collezione d'arte orientale a palazzo, del barone Ernst
Seeger, di Filippo Grimani ed infine dell’Associazione Industriali
e Commercianti Veneziani). Nel 1914 entrano nella collezione Pesaro le
famose cere di Medardo Rosso mentre è degli anni ’60 l'importante
donazione De Lisi che porte in esposizione nella Galleria d'Arte Moderna
opere di Morandi, De Chirico, Carrà, Kandisky, Mirò, Matta.
Ultima in ordine di tempo la donazione Wildt (1990).
Ma la visita a Ca' Pesaro non può prescindere dall'osservazione
dei dettagli architettonici dell'edificio e degli affreschi ancora presenti
nelle varie sale; tra gli autori di queste pitture Bambini, Pittoni, Crosato,
Trevisani, Brusaferro. Da qui fu inoltre trasportato al Museo di Ca’
Rezzonico (1935) il soffitto di G.B. Tiepolo con Zefiro e Flora.
Come raggiungere Il Museo Ca' Pesaro
Il Museo Ca' Pesaro si trova a Santa Croce con affaccio sul Canal Grande e la fermata del vaporetto più vicina è San Stae.
Da Piazza San Marco, da Rialto, dalla Stazione e da Piazzale Roma si può prendere la linea 1 con fermata San Stae.
Guarda
il Video dei Musei Civici di Ca' Pesaro
|