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Padiglione Messicano, Messico alla 60° Biennale di Venezia

Il Padiglione Messicano, Messico alla 60° Biennale d'Arte di Venezia: gli artisti del padiglione, le opere, gli orari, i periodi, il costo dei biglietti e la sede espositiva.

Padiglione Messicano Biennale d'Arte 2024 a Venezia
Padiglione Messicano, Messico della 60° Biennale d'Arte - Padiglione Messicano, Arsenale, Castello - Venezia

(Foto: Abdullah Al Saadi: Sites of Memory, Sites of Amnesia. Image Courtesy of National Pavilion UAE)

Mostra in corso dal 20 aprile al 24 novembre 2024

La 60° Biennale Arte aprirà al pubblico il 20 aprile. Ma il 17, 18 e 19 ci saranno le varie vernici ed eventi collaterali che sempre animano improvvisamente la vita artistica veneziana. La cerimonia di premiazione avverrà il giorno dell'apertura al pubblico.

Il titolo dell'edizione 60 della Biennale d'Arte è Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere.

La Mostra si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l'Arsenale, includendo 213 artiste e artisti provenienti da 88 nazioni. Sono 26 le artiste e gli artisti italiani, 180 le prime partecipazioni nella Mostra Internazionale, 1433 le opere e gli oggetti esposti, 80 nuove produzioni.

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Padiglione Messicano, Messico alla 60° Biennale D'Arte di Venezia

Titolo della mostra al Padiglione Messicano è Ci allontanavamo, tornavamo sempre.

Artisti: Erick Meyenberg.
Curatori: Tania Ragasol.
Commissario: Ana Catalina Valenzuela González.
Sede: Padiglione Messicano, Arsenale - Venezia

Comunicato Stampa del Padiglione Messicano alla 60° Biennale di Venezia

Nel 2019 Erick Meyenberg, artista messicano di origini tedesche e libanesi, ha invitato a tavola, in una campagna del nord Italia, la famiglia Doda, emigrata più di trent'anni fa da Tirana, capitale dell'Albania, all'Italia, Paese in cui si è integrata senza perdere i propri legami culturali e le proprie tradizioni, realizzando una profonda immersione nella cultura e conservando i legami con il luogo d'origine, che ha dato vita a un'altra identità: quella dello straniero - una condizione intrinseca al dolore della perdita e al costante e irrimediabile ritorno alla memoria di ciò che non sarà mai più.

Sono queste particolarità nel suo divenire e nelle sue abitudini personali, sia acquisite che radicate, che l'artista attesta e salva come ciò che ci unisce nelle nostre differenze umane: i modi di onorare, amare e mancare che sono simili nonostante le loro singolarità, ci sono gesti ed emozioni che condividiamo universalmente. Quattro anni dopo, Ci allontanavamo, tornavamo sempre... è emerso dalle registrazioni e dai dialoghi costanti con Gentian Doda come interpretazione della condizione duale e della costruzione dell'identità del migrante come straniero. Una riflessione sui tempi della memoria e dell'esperienza vissuta da due diversi punti di vista: il filtro emotivo e storico di chi è rinato in una nuova patria e quello dell'interlocutore che ha vissuto in prima persona i viaggi dell'esilio.

Entrando nel Padiglione del Messico, vediamo un tavolo che ci viene presentato come una possibilità d’incontro e di memoria al centro dello spazio, incorniciato da schermi a quattro angoli in coppia con immagini in movimento della famiglia riunita intorno a quell'altro tavolo. La videoinstallazione cerca di evocare in modo poetico lo spostamento del migrante e, allo stesso tempo, il radicamento rappresentato dalle riunioni di famiglia intorno al tavolo, dagli scambi che vi avvengono, dalla gratitudine, dal dolore, da ciò che si adotta e da ciò che si perde. Quando "la terra", il nostro luogo di origine o di crescita è lontano o diventa impossibile, il cibo e la musica diventano portatori di significato e artefici di appartenenza. Ci allontanavamo, tornavamo sempre è un omaggio a chi non c'è più e al desiderio che le cose semplici, come la vita stessa, vadano al di là dei limiti fisici e simbolici delineati dall'uomo.

Alcune delle domande che accompagnano questo progetto sono: Quando si cessa di essere stranieri? Cosa significa e cosa comporta migrare? Se siamo tutti stranieri, da dove veniamo? Cosa ci radica? Forse l'assimilazione e la permanenza, ciò che va e ciò che resta - ciò che si guadagna e ciò che si perde - è ciò che dà identità allo straniero e alla sua progenie. Non importa da dove o dove.

Informazioni utili per la visita

Orari: dal 20 aprile al 30 settembre dalle 11 alle 19. Dal 1 ottobre al 24 novembre dalle 10 alle 18. Solo Arsenale fino al 30 settembre: venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20 (ultimo ingresso: 19.45). Chiuso il lunedì (tranne i lunedì 22 aprile, 17 giugno, 22 luglio, 2 settembre, 30 settembre, 31 ottobre, 18 novembre).
Biglietti: si invita a visitare il sito ufficiale. Biglietto intero in rete € 30.
Telefono: +39.041.5218711; fax +39.041.2728329
E-mail: [email protected]
Sito web: Biennale di Venezia


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