Padiglione Canadese, Canada alla 60° Biennale di Venezia

Il Padiglione Canadese, Canada alla 60° Biennale d'Arte di Venezia: gli artisti del padiglione, le opere, gli orari, i periodi, il costo dei biglietti e la sede espositiva.

Padiglione Canadese, Canada alla 60° Biennale D'Arte di Venezia

Comunicato Stampa del Padiglione Canadese, Canada alla 60° Biennale di Venezia

La National Gallery of Canada (NGC), commissario della partecipazione canadese alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, ha svelato oggi la mostra Kapwani Kiwanga: Trinket [Paccottiglia].

Kapwani Kiwanga ha trasformato il Padiglione del Canada con un’installazione scultorea site-specific. L’artista invita i visitatori ad entrare in un ambiente immersivo ottenuto per mezzo di un ambizioso intervento che coinvolge sia l’interno che l’esterno dell’edificio. Visto dalla facciata, l’edificio diventa un gigantesco tableau: lo spazio tridimensionale è compresso in un piano bidimensionale, dove la distinzione tra interno ed esterno si dissolve attraverso la trasparenza, la stratificazione e la trasgressione dei confini originali del padiglione. L’opera di Kiwanga è tutt’altro che statica: quando lo spettatore si muove nell’architettura a spirale del padiglione, questo si dispiega, offrendo così una molteplicità di prospettive.

Sono le perline di conteria, conosciute anche come margheritine, a fornire il materiale principale utilizzato nell’installazione. Diffuse da Murano nell’arcipelago veneziano, le perline di conteria vennero in seguito incorporate nelle più svariate culture materiali di tutto il mondo. Storicamente utilizzate sia come valuta che come oggetto di scambio, queste piccolissime unità di vetro servono a Kiwanga per creare, con destrezza, il monumentale dal minuscolo. La perlina stessa può essere considerata alla pari di un archivio, testimone di transazioni passate che trasformarono inesorabilmente il paesaggio socio-economico del XVI secolo e oltre.

L’attenzione di Kiwanga si concentra sulle manifestazioni di diverse forme di potere, sul modo in cui spesso le narrative storiche da loro soppresse vengono ignorate e sulle ripercussioni quotidiane di queste dinamiche di potere. Le opere multidisciplinari dell’artista sono come archivi esperienziali che offrono una via d’uscita temporanea dalle convenzioni prestabilite, consentendo al pubblico di immaginare e anche di vivere modi di interagire e di essere diversi dal solito. Questa installazione considera il lato spesso distruttivo della storia del commercio, ma si spinge anche più lontano, e chiede allo spettatore di riflettere sulla maniera in cui l’utilizzo di queste conterie per lo scambio di tanti materiali diversi abbia plasmato il mondo attuale.

Nello spazio espositivo sono integrati altri materiali, quasi allo stato grezzo, che Kiwanga ha scelto dopo aver studiato il commercio transoceanico delle conterie. Questi materiali emergono dal pavimento, risalgono le pareti e si riversano nel cortile, venendo poi ad incontrarsi con le conterie.

L’intersecarsi di questi elementi distinti con le perline formalizza un luogo di scambio, che invita a riflettere su questioni di valore intrinseco, di estetica, e della complessità delle relazioni economiche globali

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