Scuola Grande dei Carmini - Dorsoduro 2616 - 2617 - Venezia
La Scuola Grande dei Carmini si trova a Dorsoduro a fianco della Chiesa omonima e all'inizio di Campo Santa
Margherita, alloggiata in un bel palazzo a due piani con facciata barocca, ancora influenzata da gusto rinascimentale, in pietra d'Istria, realizzata su progetto del Longhena.
Il nome completo della Scuola è Scuola Grande Arciconfraternita di Santa Maria del Carmelo poiché nella chiesa adiacente si tennero le prime riunioni della prima corporazione.
L'attività principale svolta era quella della produzione di scapolari, che benedetti dai monaci della chiesa, venivano distribuiti ai fedeli come simbolo di protezione mariana.
Architettura della Scuola Grande dei Carmini
L'edificio attuale iniziò a essere realizzato nel 1625 su progetto del Caustello, proto dei procuratori di San Marco de Citra. La presenza della farmacia alle tre frezze all'angolo tra Campo Santa Margherita e Campo dei Carmini obbligò a realizzare una pianta a elle rovesciata; almeno fino al 1667 quando l'acquisto della farmacia permette la realizzazione dell'attuale pianta rettangolare.
Il palazzo presenta due facciate che danno su Campo dei Carmini e su Campo Santa Margherita, entrambe rivestite in pietra bianca d'Istria. L'entrata principale è dalla facciata su Campo Santa Margherita.
A svolgere il lavoro fu chiamato nel 1668 il grande architetto Baldassarre Longhena, l'autore della grande fabbrica barocca della Salute, che per due anni s'incaricò di realizzare le due facciate principali dei Carmini e di Santa Margherita. Tuttavia come si nota le due facciate non dialogano tra di loro e documenti d'archivio sostengono un incarico al Longhena per la realizzazione secondo progetto precedente già approvato; inoltre, restauri avvenuti negli ultimi decenni hanno evidenziato come le facciate siano state eseguite quando ancora nell'angolo esterno
della Scuola doveva essere presente la farmacia che ovviamente impedì
un disegno unitario del volume complessivo.
La facciata su Campo Santa Margherita ha un aspetto barocco e maggiormente monumentale dell'altra ed è raccordata all'altra con una semplice parasta in pietra. Si dispone su due livelli ed è penta partita da semicolonne a capitello corinzio che poggiano su alti piedistalli.
Al piano terra su tre gradini si aprono due portali ad arco a tutto sesto con mascherone angelico e sovrastanti timpani centinati a tutto sesto interrotti da una nicchia vuota. Tre finestre ad arco a tutto sesto con mascheroni femminili in chiave completano il livello e sono sormontate da un timpano triangolare.
Il secondo livello, separato da una semplice trabeazione, ripete lo schema di quello inferiore presentando cinque aperture, di cui due più grandi in corrispondenza dei portali hanno l'arco che entra nel timpano centinato spezzandone l'architrave. In tal modo i due livelli dialogano perfettamente per numero di elementi e particolarmente nella spezzatura dei timpani dei portali che risultano essere contrapposti e speculari.
Tutte le finestre presentano chiusure severe in ferro nero.
La facciata su Campo dei Carmini si dispone su tre livelli: nel primo si aprono due portali ad arco circondati da semicolonne ioniche e mascherone angelico in sommità su cui svetta il timpano; ai lati delle porte due coppie di finestre quadrangolari semplici si aprono nel bugnato. Il secondo livello presenta otto finestre centinate con arco a sesto acuto che si interrompono in corrispondenza dei portali inferiori, dove ci sono false nicchie con catino a conchiglia e mascherone femminile sovrastate da un timpano centinato che si interrompe in prossimità dell'architrave. Quest'interruzioni non compaiono nel terzo livello che ha dieci finestre centinate con arco a tutto sesto interrotte da semicolonne con capitello corinzio.
Il piano terreno presenta a destra, in corrispondenza della porta e delle due finestre, una sala dove i fedeli si riunivano per le loro funzioni;
a sinistra due rampe di scale si raccordano in un pianerottolo da cui parte una terza rampa di gradini che porta al piano superiore nella Sala Capitolare, uguale in dimensioni a quella inferiore nota anche come Cappella. Dalla Sala Capitolare si aprono due porte che portano alla Sala dell'Archivio e alla Sala dell'Albergo.
Cappella di Santa Maria del Carmelo
Al piano terra la sala nota come Cappella di Santa Maria del Carmelo presenta navata unica con soffitto a fitta travatura in legno e altare centrale monumentale in marmo con colonne corinzie e timpano ad arco senza architrave; al suo interno si ripete la stessa struttura dentro a cui svetta la Madonna del Carmine, opera del 1728 del veneziano Sante Piatti.
Ai lati dell'altare campeggiano due busti in legno scolpito e dipinto finto marmo raffiguranti San Simone Stock (santo protettore dell'Ordine dei Carmelitani) e la Vergine, opere settecentesche di Giacomo Piazzetta.
Porte e finestre hanno decorazioni monumentali in marmo simili alla facciata principale che ipotizzano, anche se non suffragato da documenti d'archivio, un intervento importante del Longhena anche all'interno.
Negli spazi di parete rimanenti s'inserisce un
ciclo di monocromi a grisaille realizzati da Niccolò Bambini e dal figlio Giovanni tra il terzo ed il quarto decennio del Settecento. Il ciclo riprende motivi mariani con riguardo alla gloria dello Scapolare.
In controfacciata si trova l'Annunciazione realizzata secondo uno schema tripartito. In senso orario poi si trova la Circoncisione di Gesù seguita dalle virtù teologali: la Fede (con la croce ed il calice), la Speranza (con l'ancora), la Carità (con dei bambini in braccio). Queste tre virtù stanno apposta in corrispondenza delle porte delle rampe per indicare ai confratelli la giusta via. Dopo l'altare il ciclo va avanti con il Riposo in Egitto. Nell'angolo sinistro rispetto all'altare si trova l'accesso alla Sacrestia con arredo del '600 e volta a botte con stucchi settecenteschi.
Prima delle rampe di scale si trova in parete una struttura marmorea tripartita con lesene corinzie su piedistalli e trabeazione superiore in cui si aprono porte ad arco a tutto sesto con mascherone femminile in chiave e nicchia centrale sovrastata da una ricca ghirlanda. Da qui si accede alle rampe che portano al mezzanino dove un'unica rampa porta sù nella Sala Capitolare.
Scale e mezzanino
Le rampe
con volta a botte e le volte del mezzanino presentano ricchi stucchi bianchi e oro opera di Alvise Bossi (1728-29); ma nel pianerottolo, che ha pavimento in marmo policromo, la decorazione è più ricca con cornici bianche arricchite da putti, sirene e aquile.
Sala Capitolare della Scuola Grande dei Carmini
La Sala Capitolare possiede una struttura simile a quella inferiore ma la luce qui è intensa, l'atmosfera è gioiosa e festosa come se l'ascesa, con continui richiami alle virtù cardine della Scuola, abbia
conferito ai confratelli la dimensione spirituale e morale idonea a riunirsi.
Sulla parete di fondo tra lesene e semicolonne corinzie si apre un arco a tutto sesto con mascherone in chiave e angeli di stucco sui pennacchi, opera dello stuccatore svizzero Abbondo Stazio. Alcuni gradini portano alla nicchia dove si trova l'altare dorato e una doppia struttura, con colonne corinzie e timpano triangolare esternamente e colonne ioniche e timpano centinato internamente, che crea notevole effetto di profondità. Al centro la Vergine col Bambino che porge lo scapolare, opera di Bernardo Falcone detto da Lugano (1659).
Sulle pareti laterali si trovano tele dello Zanchi, di Gregorio Lazzarini e di Amedeo Heinz. In controfacciata due tele di Heinz: Papa Paolo V riceve l'ambasciatore di Spagna e Papa Giovanni XXII riceve da Maria lo scapolare.
Sulla parete destra i tre miracoli della Madonna del Carmelo di Antonio Zanchi: il Miracolo del pozzo; la Guarigione miracolosa del principe di Sulmona, la Guarigione miracolosa di un povero ammalato.
Sulla parete sinistra i tre dipinti di Gregorio Lazzarini del 1704: la grande tela della Adorazione dei Magi e due dipinti degli Angeli che chiamano i pastori, perfettamente inseriti negli spazi lasciati liberi dai due portali laterali che portano alla Sala dell'Albergo e alla Sala dell'Archivio, e dal portale maggiore centrale dello scalone.
Il soffitto del Tiepolo della Scuola dei Carmini
Al momento dell'assegnazione della commessa al Tiepolo al centro del soffitto si trovava una tela raffigurante l'Assunta, opera del 1638 di Alessandro Varotari detto il Padovanino. Ma il Tiepolo pretese la rimozione per uno svolgimento unitario del suo ciclo pittorico. Il 21 dicembre 1739 con 37 voti favorevoli e 4 contrari si decise la rimozione del precedente dipinto. I lavori sarebbero dovuti durare pochi mesi ma per gli scomparti laterali si dovette attendere il 1743 e per la tela centrale il 1749. Il ciclo comprende nove scomparti incentrati sulla glorificazione dello Scapolare e lo schema s'ispira ai cicli decorativi di Paolo Veronese per Palazzo Ducale mentre l’iconografia si ispira all’Iconologia di Cesare Ripa.
Al centro si trova
la grande tela che raffigura il sogno di San Simon Stock Vergine in gloria consegna lo scapolare a San Simone Stock, mentre ai lati le scene rettangolari raffigurano in senso orario: un Angelo con mazzo di gigli (simbolo della castità) e un putto che agita lo Scapolare; un Angelo che reca lo Scapolare ai fedeli; Angeli che portano un libro con le regole della Scuola; Giovane muratore che sta precipitando da un’impalcatura e viene sorretto con gesto materno da un angelo che tiene nella mano lo Scapolare.
Infine negli angoli si trovano le tele che raffigurano le tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità - raffigurate insieme nell'angolo destro lato controfacciata - e le le 4 virtù cardinali insieme ad altre virtù accessorie: dalla parte dell'altare nell’angolo sinistro la Prudenza e la Temperanza con la sincerità, nell'angolo destro Giustizia e la Fortezza; dalla parte opposta a sinistra la Penitenza, l'Umiltà e la Castità.
Sala dell'Archivio della Scuola Grande dei Carmini
Dalla porta più vicina all'altare si accede alla Sala dell'Archivio che presenta un bel pavimento in marmo policromo intarsiato a motivi stellati e tridimensionali e splendidi dossali in legno di noce alle pareti con pannelli con volute e maschere separati da cariatidi raffiguranti santi e profeti, opera di di Giacomo Piazzetta, padre del più famoso Giovanni Battista, autore anche della tela raffigurante Giuditta ed Oloferne che si trova nell'andito che collega le due Sale.
La Sala dell'Archivio - che presenta una grande luminosità per l'affaccio libero su Campo dei Carmini, custodiva i documenti della Scuola ora conservati all'Archivio di Stato.
Alle pareti si trovano tele che presentano figure femminili dell'Antico Testamento che hanno anticipato quella di Maria: Abigail che placa e disarma re Davide; Rebecca che offre da bere al servo di Abramo,
Il martirio dei Maccabei, Ester sviene davanti ad Assuero.
I dipinti sono opera di Gaetano Zompini, famoso incisore, e di Giustino Menescardi - la seconda e la terza - il quale è autore anche della decorazione pittorica del soffitto in cui al centro si vede Il profeta Elia che prega sul monte Carmelo con la Vergine Maria che porge lo Scapolare al profeta, ispiratore dell'Ordine dei Carmelitani.
Il soffitto presenta un ricco intarsio ligneo con volute e foglie che si
separa, attorno al profondo ottagono centrale, in lacunari ovali e quadrati in cui ci sono 9 tele rappresentanti le Sibille che reggono un cartiglio contenente il testo del loro vaticinio annunciante l'avvento di Cristo e Maria, sempre opera del Menescardi.
Sala dell'Albergo alla Scuola Grande dei Carmini
Ultima sala è quella chiamata dell'Albergo, anche se qui non venivano ospitati i pellegrini ma venivano fatte le riunioni della cancelleria. Qui si ripete il motivo del pavimento policromo marmoreo della Sala dell'Archivio così come la presenza di stalli e dossali di noce che qui hanno pannelli formati da semicolonne ioniche sormontate da un timpano centinato spezzato affiancate da festoni verticali sostenuti da teste di putto, e sono separati da pi� alte semicolonne ionico-corinze che sostengono la trabeazione superiore.
Nella sala sono esposti l'antico stendardo della Scuola e dentro quattro vetrinette gli antichi arredi argentei ed altri paramenti sacri.
Alle pareti laterali sono affissi dipinti raffiguranti scene tratte dai vangeli e dai testi apocrifi: sulla parete che dà sulla Sala Capitolare ci sono il Sogno di Giuseppe e il Riposo durante la fuga in Egitto, opere di Antonio Balestra degli inizi del 1700. Sulla parete adiacente la Sala dell'Archivio la Vergine consegna lo scapolare a Sant'Alberto degli Abati (autore anonimo del XVII secolo) e l'Adorazione dei pastori (1697) di Ambrogio Bon,
Nel soffitto una bella cornice lignea, opera di Francesco Lucchini (1740), ospita al centro l'Assunta di Alessandro Varotari messa qui nel 1740 dalla sua sede originale nella Sala Capitolare per far posto ai dipinti commissionati a Tiepolo. Nei lacunari laterali sono raffigurati i quattro Evangelisti alternati a quattro Profeti, opera di Giustino Menescardi (1751-1753). Tra i profeti Re Davide mostra la genealogia della Vergine mentre gli altri sono relazionati ai privilegi teologici di Maria e ricordano con Isaia la sua maternità verginale; con Geremia la sua maternità divina e l'immacolata concezione, con Ezechiele la sua verginità post-partum.
Storia della Scuola Grande dei Carmini
Nel 1593 tale Bernardin Soardi, cittadino di origine bergamasca e di professione «tellarol» cioè fabbricante o commerciante di stoffe, chiese al priore generale dell'Ordine dei Carmelitani di fondare nella Chiesa conventuale dei Carmini una scuola laica intitolata alla Beata Vergine del Carmelo. La concessione fu data insieme all'utilizzo dell'altare dell'Assunta nella chiesa carmelitana per le cerimonie religiose dei Confratelli e la Scuola dei Carmini
fu fondata il 1° marzo 1594 come «Confraternita sive scola di laici sotto il nome della Gloriosa Vergine Maria del Monte Carmelo».
La Scuola aveva prima la sua sede nel convento, oggi Istituto d'Arte, e come detto un altare nella Chiesa dei Carmini a fianco della Scuola attuale. Nella chiesa però veniva ospitata da due secoli almeno anche una Confraternita laica di donne, chiamata «Pizzocchere dei Carmini», le quali si rinuivano sullo stesso altare e si caratterizzavano per portare lo scapolare, ossia due lembi rettangolari di stoffa, raffiguranti la Madonna e il Cristo, che tenuti insieme da un cordoncino si adagiavano sulle spalle a protezione mariana. Queste consorelle erano anche produttrici degli scapolari i quali, in seguito alla Controriforma cattolica in risposta alla Riforma Luterana, conobbero un successo enorme tra i fedeli.
La calle adiacente la chiesa prende ancora il nome di Calle delle Pazienze, a ricordo dei locali destinati all'attività instancabile delle consorelle nella confezione degli scapolari.
Il 3 marzo 1595 un altro contratto con i vicini Carmelitani sanciva l'assegnazione alla Confraternita di gran parte della navata destra della loro chiesa, e anche l'autonomia della Confraternita nei confronti dei Carmelitani.
In poco tempo la confraternita assunse un'importanza assai rilevante ottenendo dal Consiglio dei Dieci il 22 settembre 1597 il riconoscimento di Scuola «Fraterna sotto il nome del Santissimo habito della Gloriosa Vergine Maria del Monte Carmelo», sottoponendola all'autorità dei Provveditori di Comun della Serenissima Repubblica di Venezia.
Infatti la navata destra della Chiesa
della S. Maria del Carmelo, offerta in quel tempo dai padri carmelitani, non era assolutamente sufficiente; era quindi indispensabile
una sede idonea ad accogliere le migliaia di fedeli.
Ricevuto il permesso di trasferirsi su alcuni locali di propriet� dei
monaci, successivamente (intorno al 1625) vennnero acquistati altri edifici
adiacenti e prospicienti campo S.Margherita; fu cos� indetto un piccolo
concorso, dal quale scaturì vincitore il progetto del Caustello. Purtroppo i lavori proseguono lentamente visto l'imperversare a Venezia delle pestilenze.
Nonostante ci�, nel 1638 la Scuola fu inaugurata anche se le facciate
non erano state ancora completate.
Alle soglie del 1670 si decise di portare definitivamente a termine l'edificio,
completando i due prospetti mancanti: pur comparendo il nome del Longhena come responsabile della loro esecuzione, i particolari, le partiture ed
il rapporto metrico globale fa sorgere pi� di qualche dubbio. Senz'altro,
se di sua opera si tratta, egli dovette comunque accettare di lavorare
su una struttura gi� esistente ed inoltre differentemente impostata su
i due lati. Inoltre, restauri avvenuti negli ultimi decenni hanno evidenziato come le facciate siano state eseguite quando ancora nell'angolo esterno
della Scuola doveva essere presente una farmacia che ovviamente imped�
un disegno unitario del volume complessivo.
Certamente la tela che nel 1749 si palesò agli occhi dei confratelli, nel
soffitto dell'aula superiore, era tale da far dimenticare ogni incertezza
architettonica: si trattava di un capolavoro, del quale il Tiepolo ne era l'autore e grazie al quale la Scuola poteva essere annoverata tra
le "Grandi". E cos� avvenne: la Madonna del Carmelo consegna
lo scapolare al Beato Simone Stock contribu� ad accrescere ulteriormente
la popolarit� della Scuola e il solenne riconoscimento
da parte del Consiglio dei Dieci avvenne il 27 aprile 1767 quando la «Scuola della Beata Vergine del Carmelo» da minore fu elevata a Scuola Grande e assoggettata alla disciplina del Magistrato degli Inquisitori e Revisori sopra le Scuole Grandi.
Al momento del riconoscimento il patrimonio della confraternita era di circa 230.000 ducati, più o meno l'equivalente del costo
del Ponte di Rialto o circa alcune decine di milioni di euro attuali.
Il noto editto napoleonico del 26 maggio 1807 la chiuse temporaneamente, in un momento
ancora di floridezza economica: furono depredate le opere pi� facilmente
asportabili mentre quelle dalle notevoli dimensioni furono risparmiate.
Ci� ci permette di poterle ammirare tutt'ora in uno dei pi� solenni ambiti
artistico-architettonici veneziani.
Ma il 7 dicembre 1853 l'Imperatore d'Austria autorizzò con decreto il ripristino della Confraternita dei Carmini, approvando un regolamento organico e concedendole il titolo di «Arciconfraternita». E così la Scuola poté rimanere attiva anche fino al Novecento, quando nel 1921 il Ministero dell'Interno la dichiarò «Ente soggetto alle disposizioni in materia di assistenza e beneficenza pubblica» e nel 1938 il Patriarca di Venezia riconsacrò l'edificio restituendolo al culto.
La Scuola rimane attiva anche oggigiorno.
Come raggiungere la Scuola Grande dei Carmini
La Scuola Grande dei Carmini si trova a Dorsoduro a fianco di Campo Santa
Margherita.
Si può raggiungere a piedi da Piazzale Roma o dalla
Stazione mentre la fermata del vaporetto più vicina è Ca'
Rezzonico.
Si deve prendere la linea 1
con fermata Ca' Rezzonico e camminare in direzione Campo San Barnaba per
200 metri e spostarsi in diagonale verso il canale dove inizia la Fondamenta
di Rio San Barnaba. Qui c'è il Ponte dei Pugni che conduce a Campo
Santa Margherita dove si trova la Scuola Grande dei Carmini.
Orari: tutti i giorni dalle 11.00 alle 17.00. Chiuso
Natale e Capodanno.
Biglietti: intero € 7, ridotto € 5 (fino a 25 anni e dopo i 65). Gratuito per bambini sotto i 6 anni.
Telefono: +39.041.5289420
E-mail: [email protected]
Sito Web: Scuola
Grande dei Carmini |