
Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall'Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim - Museo Guggenheim, Palazzo Venier
dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia
Mostra in corso dal
6 ottobre 2021 al 10 gennaio 2022
La Guggenheim propone una mostra che ricorda un aspetto poco conosciuto della mecenate Peggy Guggenheim; 35 opere di arte non occidentale vengono esposte per la prima volta insieme a
Palazzo Venier dei Leoni rivelando un nucleo della collezione della mecenate raramente visibile al
grande pubblico.
Comunicato stampa della Mostra Migrating Ojects
Dal 6 ottobre al 10 genaio 2022 la Collezione Peggy Guggenheim presenta Migrating Objects. Arte
dall'africa, dall'Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim, mostra che mette in
luce un episodio meno conosciuto ma decisamente significativo del collezionismo di Peggy
Guggenheim. Passata alla storia per aver sfidato le convenzioni come collezionista e mecenate, e da
sempre celebrata per la sua collezione d�arte moderna europea e americana, nel corso degli anni �50 e
�60 Peggy Guggenheim inizia a guardare oltre i confini dell'europa e degli Stati Uniti interessandosi
all'arte dell'africa, dell�Oceania e delle culture indigene delle Americhe.
In occasione della mostra
Migrating Objects 35 opere di arte non occidentale vengono esposte per la prima volta insieme a
Palazzo Venier dei Leoni rivelando un nucleo della collezione della mecenate raramente visibile al
grande pubblico.
Aspetto assolutamente inedito di questo originale percorso espositivoè la
presentazione di questi oggetti in gruppi che privilegiano i contesti originari o, in alternativa, in dialogo
con alcuni capolavori delle avanguardie europee in collezione di artisti che si appropriarono delle idee di
tali culture extra-europee, tra cui Max Ernst, Alberto Giacometti, Henry Moore, Pablo Picasso. Questi
due approcci divergenti permettono di gettare nuova luce sulle letture errate imposte dalla cultura
occidentale rispetto a tali lavori.
l'esposizioneè il frutto di un esteso periodo di ricerche e confronti da parte di un team di studiosi su
questi lavori per lungo tempo tralasciati negli studi sulla collezione di Peggy Guggenheim. Nel corso
degli ultimi due anni e mezzo le ricerche hanno portato a risultati anche sorprendenti, come l'attribuzione
di alcune opere, in particolare la maschera copricapo proveniente dalla Nigeria (Ago Egungun) creata
nell'atelier di Oniyide Adugbologe (1875�1949 c.), esposta in mostra.
Nel 1959 Peggy Guggenheim acquista il primo nucleo di opere di arte non occidentale da Julius
Carlebach, mercante d�arte di New York. Si tratta di un piccolo gruppo di lavori che spaziano da una
maschera Baga D�mba proveniente dalla Guinea a una scultura funebre malangan maramarua dalla
Nuova Irlanda, Papua Nuova Guinea.
�Mi ritrovai orgogliosa proprietaria di dodici fantastici [artefatti]:
si trattava di maschere e sculture della Nuova Guinea, del Congo Belga, del Sudan Francese, del Per�,
del Brasile, del Messico e della Nuova Irlanda. Mi ricordai dei giorni in cui Max [Ernst] e io ci stavamo
separando . . .e [lui] staccava dalle pareti tutti i suoi tesori, uno dopo l'altro: ora tornavano tutti da me�
racconta la collezionista nella sua autobiografia Una vita per l'arte (Rizzoli Editori, Milano, 1998). Di fatto
l'artista surrealista Max Ernst, secondo marito di Peggy Guggenheim, ebbe un ruolo determinante
nell'avvicinare la collezionista a quegli oggetti creati da popolazioni indigene che lo stesso Ernst accumula ossessivamente nei primi anni �40, esponendoli nella casa che i due condividevano a New York,
insieme alle opere create dagli artisti amici della coppia.
Qualche anno più tardi Peggy Guggenheim acquista altre opere in Italia, da Franco Monti e Paolo
Barozzi. Pur se consigliata negli acquisti dai mercanti a cui si rivolge, nell'allestire le opere a Palazzo
Venier dei Leoni la collezionista segue una propria visione, accostandole, ad esempio, a dipinti di Pablo
Picasso e dello stesso Ernst.
Il coinvolgimento di artisti come Ernst e Picasso o Jackson Pollock fa
presumere che Peggy Guggenheim fosse consapevole che queste opere, entrando nel mondo
occidentale, avessero rappresentato una migrazione diretta di idee, che avevano influenzato il
modernismo nelle sue stesse fondamenta. l'arte moderna europea e americana venne di fatto
modellata, come riconosciuto dagli stessi artisti delle avanguardie, dai costrutti e dai motivi sottratti alle
culture oltreconfine.
Attraverso due modalità opposte di allestimento, focalizzate sia sui significati originari delle opere sia
sulle loro successive reinterpretazioni, la mostra Migrating Objects contestualizza l'approccio di Peggy
Guggenheim entro l'ambito ben più ampio e problematico della tradizione occidentale che privilegia
l'affiancare lavori d�arte moderna occidentale e non occidentale sulla base di affinit� formali e concettuali.
La scelta di impiegare questi due metodi divergenti permette di prendere in considerazione come le
opere, i cui significati e scopi originari sono stati spesso fraintesi, siano collocate negli studi, nelle gallerie,
nei musei e nelle case, con finalità spesso contradditorie. Tracciare le traiettorie di questi oggettiè un
atto che rivela gli intrecci formatisi tra colonizzazioni, annessioni, migrazioni e reinterpretazioni
unitamente alla storia degli individui, noti o non riconosciuti.
La mostraè curata da un Comitato scientifico che include: Christa Clarke, curatrice indipendente e
studiosa delle arti dell'Africa e affiliata all'Hutchins Center for African & African American Research,
Harvard University, Cambridge, Mass.; R. Tripp Evans, professore di Storia dell'arte e Co-Chair,
Department of Visual Art and Art History, Wheaton College, Norton, Mass.; Ellen McBreen,
professoressa associata di Storia dell'arte, Department of Visual Art and Art History, Wheaton College,
Norton, Mass.; Fanny Wonu Veys, curatrice, Oceania, National Museum of World Cultures,
Amsterdam, Berg en Dal, Leiden e Rotterdam, con Vivien Greene, Senior Curator, 19th- and Early 20thCentury Art, Guggenheim Museum, che ha curato anche il catalogo dell'esposizione.
Migrating Objects. Arte dall'africa, dall'Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim
gode del patrocinio di UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati). Carlotta Sami,
Senior Public Information Officer di UNHCR, dichiara: �Questa mostra rappresenta un'opportunit�
d'eccezione per UNHCR per continuare a informare e migliorare la percezione che il grande pubblico
ha dei rifugiati: non solo persone disperate in cerca di protezione ma prima di tutto individui costretti alla
fuga portatori di un importante bagaglio di cultura, talento e sogni da mettere a disposizione dei Paesi
che li accolgono. così gli oggetti d'arte di paesi apparentemente lontani dialogano con opere di artisti
occidentali introducendo una consapevolezza maggiore del fatto che le idee migrano con le persone e
con esse si ibridano, su un piano di pari dignit� e valore.
Esiste una terza via alternativa ai poli chiusura e
assimilazione, edè quella più moderna: quella di una societ� in cui gi� adesso, ogni giorno, culture e
linguaggi sono multipli, in cui ancora il nostro modo di vivere influenza ci� cheè "non occidentale" e al
contempoè da esso costantemente influenzato e modificato, dando vita a un'inestimabile ricchezza di
idee e visioni".
Il programma espositivo della Collezione Peggy Guggenheimè supportato dal Comitato Consultivo
del museo. I progetti educativi correlati all'esposizione sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi
Guinetti, Vaduz.
Le mostre della Collezione Peggy Guggenheim sono realizzate con il sostegno degli
Institutional Patrons, EFG, Lavazza, Sanlorenzo, e le aziende del gruppo Guggenheim Intrapres�.
Orari: dalle 10.00
alle 18.00. Chiuso il martedì e il 25 dicembre.
Biglietti:
intero € 15; ridotto € 13 e € 9 (consultare il sito per le
varie categorie in riduzione); gratuito per bambini fino a 10 anni.
Telefono: +39.041.2405411
Sito web: Peggy
Guggenheim Collection |