Noutoupatou, Mondes caribéens en mouvement - Galleria AplusA - Calle Malipiero, San Marco 3073 - Venezia
(Foto: Samuel Gelas, Poésie urbaine, 2014 - Pierre noire et acrylique sur toile - (160 cm X 500 cm))
Mostra in corso dal 18 novembre al 21 dicembre 2024
La galleria A plus A è lieta di annunciare l'esposizione "Noutoupatou, Mondes caribéens en mouvement". La mostra, sostenuta dall’Institut français, si apre in concomitanza con la chiusura della 60. edizione della Biennale Internazionale di Venezia.
Comunicato stampa della mostra Noutoupatou, Mondes caribéens en mouvement
La galleria A plus A e il
Campus Caraïbéen des Arts
hanno il piacere di annunciare
Noutoupatou, Mondes caribéens en mouvement.
La mostra, sostenuta dall’Institut Français de culture, si apre in concomitanza
con la chiusura della 60esima edizione della Biennale Internazionale di Venezia,
sulla scia dell’artista franco-caraibico Julien Creuzet.
Noutoupatou, è una parola, un suono, un invito a guardare con attenzione alle
opere di tre giovani artisti appartenenti alla scena caraibica, provenienti dalle
isole di Haïti, della Guadeloupe e di Saint Martin, laureati del
Campus Caraïbéen
des Arts
di Fort-de-France in Martinica: Flavio Delice, Samuel Gelas, Shamika
Germain. La mostra è curata da Paola Lavra, antrolopologa e docente al
Cam
pus Caraïbéen des Arts
e diplomata alla School for Curatorial Studies Venice, in
collaborazione con May Clementé, direttrice della Galerie École del CCA. Il progetto prevede un periodo di residenza per gli artisti a Venezia, una masterclass
proposta da Julien Creuzet e una serie di iniziative al fine di creare un momento
di scambio e incontro tra i tre artisti e la città di Venezia, isole appartenenti entrambe ad un vasto arcipelago che porta in sé un’intricata rete di rapporti e di
connessioni al mondo.
Il periodo di residenza culminerà con l’apertura della mostra in cui il visitatore
avrà l’opportunità di rilevare l’impronta storica, sociologica e culturale che ha
marcato profondamente lo spazio e il corpo, l’identità plurale e contradditoria di
una società coloniale che interroga costantemente le sue origini, la sua affiliazione e lo statuto di territorio francese ultramarino nella complessa geografia dell’arcipelago caraibico, il suo divenire nello spazio mondializzato delle Americhe. La
decostruzione progressiva del paradigma della modernità occidentale lascia oggi
spazio a nuovi e singolari paradigmi di pensiero e azione portati e tradotti dal
linguaggio specifico dell’arte contemporanea, ispirata dalla poetica glissantiana
della relazione e del Tout monde.
È in questo contesto che l’artista haïtiano-guyanese Flavio Delice segue il percorso e la cartografia tracciate dalla comunità haïtiana in costante migrazione “verso
altre rive”. Terra di origine da lui mai abitata, « non natale », Haïti è fondatrice
di tutto un immaginario poetico e artistico che si costruisce sul filo delle testimonianze e dei racconti degli haïtiani in fuga. Una reale « etnografia dei passaggi »
prende forma nelle tele e nelle sculture realizzate a partire da materiali di recupero che costituiscono il quotidiano fondato sulla « debrouillardise » e sull’urgenza
della popolazione esposta ai movimenti tellurici e allo squilibrio permanente di un
paese in guerra, che paga oggi e ancora il prezzo della sua rivoluzione. Quaderno
di un ritorno alla terra dell’infanzia anelata, l’insieme delle opere si inscrive nel
contesto drammatico degli attuali conflitti che agitano l’isola di Haïti.
Shamika Germain, artiste saint-martinoise et jamaiquaine, si serve del dispositivo dell’immersione e della captazione (immagini, parole e suoni) per raccontare
un’altra migrazione : la Sua, quella dei “Barrel childs” jamaicani, degli « Enfants
de la Ddass in Francia , bambini affidati a istituti pubblici o cresciuti presso famiglie affidatarie e strutture di accoglienza. Raccogliere le voci e i silenzi dei corpi e
delle anime separati dal seno materno si traduce in una ricca produzione che spazia dalla fotografia al disegno e alla pittura, dalla scultura al dispositivo filmico,
dall’installazione alla performance di testi manoscritti. Materiali duri come il ferro
e il cemento di ferro si oppongono alla dolcezza della lana nella fabbricazione di
« culle » che alludono al vuoto e alla carenza di un’infanzia senza sogni. L’intimità diventa così supporto di una scrittura plastica e grafica singolare e polimorfa,
nella creazione di un’estetica del trauma, tradotto dal termine créolo bless, forma
di catarsi tragica operata dalla riproduzione e dalla materializzazione della ferita
originaria. La storia individuale delle « Pupilles de l’État » narrata da Chamika fa
eco alla storia del Bumidom e degli Enfants de la Creuse (1962/1984), alla vasta
operazione di migrazione di massa realizzata dall’Ufficio per lo sviluppo delle
migrazioni nei dipartimenti di oltremare di cui i bambini dei territori dei DOM
(Réunion, Martinique, Guadeloupe) furono oggetto e vittime collaterali.
L’universo dei bambini, metafora della sociétà antillana, è infine presente ed operante nelle imponenti tele dell’artista guadalup
é
ense Samuel Gelas, vasti ritratti di
gruppo che rinviano all’esperienza di ogni essere umano costitutivo di un gruppo
sociale ma anche di un’umanità di cui l’infanzia è comune denominatore. Il dispo
sitivo della foto di classe è stravolto (renversé) dal linguaggio codificato di un bestiario che sembra illustrare le derive di una società caratterizzata da un’identità
ibrida, dall’incontro/scontro (collision) tra multiculturalismo e mondializzazione.
I bambini sono la società di domani nella classe che riunisce e favorisce/o no
l’incontro di origini, religioni e diversi sistemi di pensiero. In un contesto di crisi
e migrazioni multiformi portatrici di disparità legate ai concetti di classe, razza e
genere, la poetica della relazione, summa teorica di Edouard Glissant, sovverte il
concetto di classe e ispira un progetto artistico fondato sulla forza del collettivo.
Il ritratto di classe iscrive l’individuo in un gruppo sociale che afferma con forza la
sua singolarità ma rivendica anche l’appartenenza al mondo, all’essere Tout monde, laddove “la relazione diventa somma infinita di tutte le differenze”. (Cf. L’invitation au voyage, 22 novembre 2004, E. Glissant interrogé par Laure Adler).
Ospite di eccezione è l’artista Julien Creuzet, che rappresenta la Francia alla 60.
Biennale di Venezia, protagonista di una masterclass che ripercorre le varie fasi
della sua carriera, iniziata per l’appunto in Martinica. La masterclass è organizzata dall’Institut français, in collaborazione con il
Campus Caraïbéen des Arts
.
È
rivolta agli studenti delle Accademie di Belle Arti della Martinica e di Caen, nonché agli studenti del Lycée d’arts appliqués Victor Anicet di Saint Pierre. Questo
evento è stato reso possibile grazie al sostegno della Collectivité Territoriale de
Martinique.
Fondato sull’égida di Aimé Cesaire nel 1984, l’attuale
Campus Caraïbéen des Arts
è
una Scuola superiore d’Arte patrocinata dal Ministero della cultura e della Comunicazione, integrato nel sistema dell’insegnamento superiore delle scuole d’arte
francesi. Unico polo francofono d’insegnamento delle arti visive nell’arco caraibico e nell’America centrale, l’istituto superiore mette in prospettiva il dispositivo
europeo di cui è dotato per inserirsi nella territorialità più vasta assegnatagli dalla
storia e dallo statuto di « territorio francese di oltremare ».
Informazioni utili per la visita
Orari:
da martedì a sabato dalle 15.00 alle 18.00 (la biglietteria chiude un'ora prima).
Biglietti: ingresso libero.
Informazioni: +39.041.2770466
Sito web: AplusA |